Madonna della piana

Nella Piana del Dragone, in prossimità della Bocca del Dragone, è presente un percorso a vocazione religiosa, che ospita la Madonna della Piana, celebrata con una festa popolare nel mese di agosto.
Questa festa è nata nei primi anni del 2000, a seguito di un miracolo avvenuto proprio nella Piana.
Antonio Marino, abitante di Volturara Irpina, era solito recarsi nell’appezzamento di terreno di sua proprietà, e lo faceva sempre da solo. Il 6 giugno del 2000, la moglie propose di accompagnarlo e, con grande sorpresa, Antonio accettò. Si recarono, dunque, in campagna e, una volta arrivati, si diressero verso un albero di ciliegio che era pronto a donare i suoi frutti maturi: Antonio si arrampicò sull’albero e iniziò la raccolta. La moglie, nell’attesa, aveva pensato di far visita alla cognata che abitava lì vicino, quando ad un certo punto si rese conto di non essere in grado di muoversi.
“…ebbe la sensazione di essere prigioniera del suo corpo che non le obbediva e avvertì una sorta di misteriosa forza che la tratteneva. Le gambe erano divenute pesanti come un macigno e i piedi li sentì pietrificati per cui non riuscì a muoversi; non riuscì a muovere neanche un muscolo. Restò inchiodata al suolo, con gli occhi persi nel vuoto e con la mente come sospesa fra due mondi o, per meglio dire, contemporaneamente presente fra due diversi stati di coscienza. E fu così che, mentre era in siffatta situazione, vide come apparire dal nulla, nella calda e statica aria pomeridiana, un qualcosa che assomigliava a brezza di vento che accarezzava frusciando solo le fronde del ciliegio sul quale era il marito mentre tutt’intorno l’aria era immota e la natura si mostrava in un silenzio e in una calma impensabile. Quel venticello leggero dapprima assunse l’aspetto di uno scintillio simile a fiamma di fuoco che crepita e scoppiettando lancia una miriade di piccoli luminosi globi dorati, poi, piuttosto che svanire nell’aria, quelle scintille, in mobile sospensione, presero ad aggregarsi e turbinando sciamarono fluenti per raccogliersi in forma di nube che emanava un luminoso bagliore. Quell’inconsueto nembo, straordinariamente luminoso, disegnò un qualcosa di evanescente che aveva le sembianze di una persona avvolta in un manto. La figura attorniò il ciliegio e avanzò silenziosamente per avviluppare nel suo alone anche lei, rendendola partecipe della bellezza di una tale apparizione. La donna si abbandonò all’evento muta e meravigliata. Quella Presenza infondeva in lei una sensazione di pace e di dolcezza come mai in cuor suo ne aveva sentito. Tutto ciò durò pochi minuti nei quali non si mosse perché non poteva né osava farlo. Non poteva muovere un solo arto; non osava battere ciglio. Rimase perfettamente immobile a guardare l’ondeggiare e l’avanzare di quel l’energia-luce fuoriuscita dal nulla che si propagava avvolgendo sia l’albero sia lei che era impietrita da ciò che stava vivendo. Attonita guardò il ciliegio e stupita vide che il marito, veloce come una saetta, precipitava. Percepì in tutta l’intensità la morte alla quale il marito sarebbe andato incontro cadendo così rovinosamente da un’altezza di circa otto metri: era destinato a sfracellarsi sui tronchi grossi e piccoli ammassati ai piedi del ciliegio. Intuì che quel qualcosa di indefinibile che l’aveva avvolta e trattenuta sul posto l’aveva fatto perché al marito occorreva il suo aiuto e, dibattuta tra lo spavento e l’angoscia, guardò basita quel rovinoso precipitare di Antonio simile a un pipistrello in volo a testa in giù; nel contempo rapidi pensieri fluirono nella sua mente: -Come faccio a porgere aiuto? Riuscirò a salire sulla catasta? Devo andare a procurarmi una scala per salire… Al pensiero di andare a prendere una scala, come per incanto, avvertì di potersi muovere e corse come una forsennata per raggiungere l’albero e scalare la catasta che era intorno al ciliegio. Aveva l’animo in subbuglio e pensava di non farcela a raggiungere il punto d’impatto e, invece, con il fiato grosso e il cuore impazzito aggredì la catasta di legna e giunse giusto in tempo per raccogliere la testa del marito tra le sue mani, mentre la schiena dell’uomo si schiantava sui tronchi.
[…]
Antonio svenne, ma lei lo credette morto e, senza abbandonarlo, chiese aiuto a gran voce. Al risuonar delle sue urla accorse la cognata, poi, quando giunse il fratello, Antonio era già sveglio e al sollecito d’intervento di un’ambulanza da parte dei familiari oppose un categorico rifiuto. Allora, i familiari, nonostante il timore che le loro mani inesperte avessero potuto complicare la situazione, lo misero in macchina e lo trasportarono a casa dove fu messo a letto. Antonio si addormentò. Al risveglio disse di avvertire solo un mal di schiena. Poi si convinse per il ricovero che avvenne presso l’ospedale di Ariano dove stette per un mese. Le indagini radiologiche evidenziarono diverse lesioni in punti della schiena che a detta dei medici dovevano lasciarlo paralizzato e, sempre i medici, durante la permanenza dell’uomo in ospedale, ripetevano più volte a lui e ai suoi parenti e amici che era stato miracolato.”


Fonte: “DECIFRARE UN AMBIENTE. LEGGENDE, MAGIA, RELIGIONE, TRADIZIONI, STORIA DEL POPOLO DI VOLTURARA IRPINA”- Nicolina C. Catarinella.

Ad oggi Antonio sta bene, vive normalmente la sua vita. La moglie Marisa crede che se quella visione non l’avesse fermata nei pressi del ciliegio suo marito sarebbe morto; crede, inoltre, che quella figura fu la Beata Vergine Maria.
In seguito a questo evento i due coniugi decisero di donare la statua della Madonna, che si trova su una piccola terrazza: c’è un sentiero immerso nel verde, percorrendo il quale si arriva alla statua. Antonio si è fatto carico, insieme alla moglie, di tenere questo luogo in perfetto stato e di organizzare ogni anno una festa in Suo onore.

Condividi su